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giovedì, gennaio 25, 2007

Fiducia?

Come possiamo aver fiducia in una classe politica che deve decidere delle nostre pensioni, scalino, scalone, aumento dell'età pensionabile ma loro hanno la pensione dopo 2 anni.
Come possiamo aver fiducia in una classe politica che deve decidere sui PACs, famiglie si unioni no, è una questione di principio, dobbiamo difendere i valori delle tradizioni ma loro i PAC se  li sono fatti già da tempo.
Come possiamo aver fiducia in una classe politica che deve decidere sul controllo dei conti correnti dei cittadini, l'anagrafe tributaria tiene traccia dei movimenti dei cittadini, è indispensabile nella lotta all'evasione, con questo sistema l'elusione sparirà quando non abbiamo uno straccio di prova di quanto e come spendono i fondi i partiti politici.
Come possiamo aver fiducia in una classe politica che deve decidere sull'uso delle droghe, drogarsi è sbagliato, la droga fa male, chi si fa uno spinello diventa tossico quando una sensibile percentuale di parlamentari è stata pescata ad usare droghe nelle trenta ore precedenti.
Come possiamo aver fiducia in una classe politica che deve decidere sugli enormi sprechi economici italiani quando dopo un referendum furono aboliti i finanziamenti ai partiti e loro li reintrodussero con diverso nome.
Come possiamo aver fiducia in una classe politica che deve decidere un giro di vite sulla criminalità e l'unico risultato è stato uno scandaloso indulto che ancora grida vendetta.
 

martedì, gennaio 23, 2007

Ebih-Il

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Questo è Ebhi-Il, il sovrintendente di Mari. E' stato scolpito nel 2.400 AC ed ora è al Louvre.
Appena l'ho visto mi sono innamorato. E' un capolavoro.
Mi sono attivato per vedere se esistono riproduzioni ma zero, nisba.
E' possibile che nessun altro al mondo voglia avere una riproduzione di Ebih-Il nel proprio salotto?
Mi toccherà chiedere al Louvre?
Scrivendo cosa poi?
Che mi facessero avere un calco?

 

 

mercoledì, gennaio 17, 2007

Craxi

Continua la rivalutazione di un personaggio come Craxi.
Su tutti i notiziari abbiamo sentito quanto fosse un importante statista, un accorto stratega ed un amministratore irreprensibile.
Neanche fra 100 anni avrei voluto sentire queste parole ed invece le sento a soli sette anni dalla sua morte, in esilio dice la cricca dei politicanti, scappato dalle grinfie della giustizia, pregiudicato e latitante aggiungo io.

Come è possibile che ieri il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, Pier Ferdinando Casini, il presidente della Camera Fausto Bertinotti, l'ex capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi, il senatore Lino Jannuzzi,  Fabrizio Cicchitto, Margherita Boniver, Roberto Villetti ed il diessino Giuseppe Caldarola abbiano reso omaggio ad un uomo che è scappato dalle sue responsabilità?

Ci sarebbe anche da discutere sulla grandezza dello statista ma questo è un altro paio di maniche.
Resta solo la frase di Casini a sottolineare la scollatura tra la politica ed il sentire della gente normale: «È forte ancora oggi il contrasto tra due opposte valutazioni dell'operato di Craxi: quella che sottolinea la grande capacità politica e la modernità del suo essere leader politico e presidente del Consiglio e quella che sopra ogni altra considerazione fa prevalere i rilievi giudiziari riguardanti la questione morale»

Beh caro Casini, io sono tra questi ultimi: BISOGNA ESSERE ONESTI . La questione morale dovrebbe essere al centro delle vostre attenzioni ed invece ve la cantate e ve la suonate. Siete schifosamente e profondamente disonesti.

martedì, gennaio 16, 2007

Keywords

Certo che in questo blog arriva un po' di tutto. E' divertente controllare i referrers per vedere da dove arrivano i visitatori e cosa stavano cercando.

Tra le keywords più gettonate ci sono:

Per le giornaliste
"
Lucia Blini in mutande" (gulp)
"Diletta Petronio"
"Marito Irma d'Alessandro"
"Fidanzato Irma d'Alessandro"

Per lo sport
Materazzi
"Mark Bresciano"
Zidane
"Zlatan Ibrahimovic"
"Mondiali di calcio"
Zampagna
"Vedere partite gratis"
"mondiali in chiaro"
eutelsat
cctv
"lista canali che trasmettono le partite in chiaro"

Per la musica
"Siouxsie and the Banshees"
Feelies
Baustelle

Per la politica
"vota antonio"
"fondo di solidarietà fra gli onorevoli deputati"

Per l'archeologia

"pyramid snofru"
"Piramide Kufu"

Ora siccome voglio divertirmi un po' vediamo se qualcuno arriva cercando queste keywords:

"Berlusconi povero"
"Prodi comunista"
"Napolitano in mutande"
"casa sulla luna"
"Santanchè topless"
"campionato serie A gratis"
"Tronchetti Provera benefattore dell'umanità"
"le tasse sono belle"
"asini volanti nel mio cielo"
"Daria Bignardi nuda"
"Inter ladri"
"Moggi santo subito"
"Briatore intelligente"
"Bush pacifista"
"cacca al diavolo fiori a Gesù"
"telegiornaliste nude"

 

lunedì, gennaio 15, 2007

Cafoni

Il nostro Paese sta percorrendo un tragitto velocissimo verso la cafonaggine più spinta.

A parte i comportamenti ad alto livello di politici, burocrati e quant'altro voglio raccontare qualche episodio che mi è successi personalmente e che mi ha fatto riflettere amaramente.

L'inverno scorso abbiamo avuto una grossa nevicata, circa un metro in 24 ore.
Il mio vicino di casa che gestisce una attività come me ha avuto la brillante idea di affittare una ruspa per spostare la neve. Peccato che abbia molto intelligentemente pensato di buttarla senza neanche chiederlo nel mio parcheggio. Poco male, il mio parcheggio è abbastanza grande. Sono solo rimasto amareggiato che non lo abbia chiesto e che per sgomberare i suoi posti mi abbia distrutto due grossi vasi con annesse piante. Alla mia richiesta di delucidazioni la sua risposta è stata che "Stava lavorando", che "la neve l'abbiamo sempre messa lì" e che non devo rompere le scatole (disse un'altra parole che immagino abbiate  compreso).

Oggi un altro vicino di casa ha chiamato un camion per scaricare la legna per la sua stufa.
Per la terza volta in due mesi mi sono trovato l'azienda piena dei gas di scarico del suddetto camion che rimane acceso per tutto il tempo del trasbordo. Alla mia richiesta di cercare di risolvere il problema (invertendo l'ordine di marcia) mi è stato risposto dai due operai in modo molto aggressivo: "Stiamo lavorando, abbiamo l'assicurazione, non rompere le scatole". Anche qui non hanno usato la parola scatole.

Allora mi chiedo, visto che sto lavorando anche io cosa si debba fare per far rispettare i propri diritti visto che per esempio una bella mattina ho trovato un rudere di automobile nei miei parcheggi e per farla portare via dai vigili urbani ho dovuto minacciare di spostarla in mezzo alla strada oppure che quando mi hanno distrutto un'insegna con l'automobile l'assicuratore ha cercato con tutti i mezzi di non pagarmela tanto che ho dovuto affidarmi ad un avvocato.

E' un Paese civile questo?

giovedì, gennaio 11, 2007

Scaramella


Solo in Italia un personaggio come Mario Scaramella ha potuto fare la carriera che ha fatto.
Questo è solo un esempio di come le cose possano andare a finire senza i dovuti controlli. Nella gestione di un Paese la trasparenza è basilare ma i nostri governanti pare se ne siano dimenticati.

Ecco una parte dell'inchiesta su Scaramella di Claudio Gatti:

 

Inchiesta di Claudio Gatti per Il Sole 24 ore – Primo di due articoli


Chi è veramente Mario Scaramella? Opzione numero 1: un professore universitario, dirigente di un organismo intergovernativo legato all'Onu di nome Ecpp. Opzione numero 2: un uomo al servizio dell'intelligence italiana, inglese, o americana. Opzione numero 3: un millantatore, forse patologicamente mitomane. Un'inchiesta condotta da Il Sole-24 Ore con l'International Herald Tribune, ha permesso di raccogliere elementi sufficienti per scartare l'opzione numero 1 e ritenere la numero 2 altamente improbabile.

Il 31 dicembre, nel suo blog personale, l'ex presidente della Commissione Mitrokhin, il senatore di Forza Italia Paolo Guzzanti, ha augurato a tutti «un 2007 dirompente nella vittoria della verità sulle fabbricazioni». «Il Sole-24 Ore» ha trascorso un mese alla ricerca dei fatti e (possibilmente) della verità su Mario Scaramella. Conclusione: Paolo Guzzanti è solo l'ultima di una lunga serie di persone che per 18 anni gli hanno permesso di girare il mondo spacciandosi per quello che non è mai stato, cioè commissario, magistrato antimafia, professore universitario, responsabile di un'organizzazione intergovernativa ed esperto di intelligence sovietica. A difesa di Guzzanti si può solo dire che l'elenco è lungo. Ma era altrettanto lunga la serie di campanelli d'allarme che avrebbe dovuto far capire a Guzzanti e agli altri che si trattava di un individuo da cui stare alla larga. Arrestato il 24 dicembre, oggi il Tribunale del riesame deciderà se concedere a Scaramella la scarcerazione mentre la Procura di Bologna indaga per reati di calunnia.
 


AMBIENTALISTA AGGUERRITO
L'ascesa di Mario Scaramella, combattente ambientale, iniziò molto presto. Nel marzo del 1989, a soli 19 anni, fondò i Nuclei agenti di sicurezza civile, o Nasc, un microgruppo di 9 componenti legato a un'organizzazione ambientalista di destra, il Gruppo di ricerca ecologica. Pochi mesi dopo, il 12 settembre '89, firmò un protocollo d'intesa con l'assessorato all'Ambiente della Provincia di Napoli. Ma il colpo grosso lo fece quando ottenne una lettera dell'Alto commissariato antimafia in cui si raccomandava alla prefettura il rilascio del porto d'armi per gli operatori dei Nasc al servizio del "commissario Scaramella". A firmare quella lettera fu Luciana Villa, un'amica di famiglia dirigente del ministero dell'Interno.

Dopodiché, agitando a distanza il tesserino di guardia ittico-venatoria provinciale, il "commissario Scaramella" si presentò a due sostituti della procura di Santa Maria Capua Vetere per ottenere l'assistenza della polizia giudiziaria nelle sue attività di sequestro. Con l'appoggio dei funzionari a lui affidati, Scaramella fu protagonista di un'attività frenetica di sequestri. «Può sembrare incredibile, ma con il suo nucleo fece il bello e il cattivo tempo nelle province di Napoli e di Caserta dall'89 a metà del '91», ricorda Rosaria Capacchione, la cronista del “Mattino” che all'epoca scrisse una straordinaria serie di articoli. «Arrivò a sequestrare edifici abusivi, alberghi, ristoranti, bar, un caseificio e persino un ippodromo clandestino del boss Nuvoletta».

A porre fine alle bravate dei Nasc fu un brigadiere dei carabinieri insospettito dal fatto che, al momento della firma dei verbali, Scaramella trovava il modo di defilarsi. Nel luglio del '91, fu messo sotto processo per usurpazione di titolo e di pubbliche funzioni. La sentenza di condanna fu depositata il 31 dicembre 1994, dopo un procedimento in cui vennero chiamati a testimoniare sia i due sostituti ingannati che l'Alto commissario antimafia Domenico Sica.

In quell'occasione si manifestò un fenomeno che avrebbe accompagnato la carriera di Scaramella: la presa di distanza di chi gli aveva dato legittimità. Ecco che cosa scrive l'allora pretore Roberto de Falco nella sua sentenza: «Larghe zone d'ombra sono rimaste, anche in conseguenza della retromarcia... da parte di molti organi istituzionali che avevano appoggiato lo Scaramella e i Nasc... retromarcia evidenziata dal contenuto chiaramente minimizzatore, se non reticente, di molte delle deposizioni dei pubblici funzionari escussi in dibattimento».
La condanna venne poi annullata in appello con una motivazione definita oggi da de Falco «in punto di diritto»: fu stabilito che quello di "commissario" era un termine atecnico e che Scaramella lo aveva usato in quanto presidente di una commissione dei Nasc.
 


SCARAMELLA SCOPRE L'AMERICA
Gli eventi giudiziari costrinsero Scaramella a chiudere i Nasc. Ma non lo scoraggiarono. Avendo terreno bruciato vicino casa, guardò oltre i confini nazionali, puntando su sigle in inglese e contatti al di là dell'Atlantico.
Nacque così lo Special research monitoring center (Srmc), entità virtuale che dichiarava collegamenti con centri spaziali e universitari americani ma non aveva neppure una vera e propria sede. Con esso irruppe sulla scena Filippo Marino, un ex ufficiale dell'esercito italiano esperto in materia di sicurezza che aveva fatto corsi di addestramento all'uso delle armi al gruppo di Scaramella. Marino si era trasferito a San Francisco nei primi anni 90. Lì aveva conosciuto Periklis Papadopoulos, un ricercatore di origine greca che lavorava per la Eloret, una società di ricerca spaziale subappaltatrice della Nasa. Per Scaramella era la chiave di volta per riacquistare legittimità.

Grazie ai suoi collegamenti internazionali, decise di cimentarsi nel campo delle consulenze peritali. Trovò subito incarichi presso la procura di Verona e di Reggio Calabria. Ad affidargli la consulenza a Reggio fu il sostituto Francesco Neri, ex braccio destro di Agostino Cordova a Palmi, che all'epoca conduceva un'indagine su navi sospettate di essere state affondate per smaltire scorie radioattive. Emerse una perizia allarmistica in cui vennero indicati decine di affondamenti sospetti nel Mediterraneo. La ricerca di questi relitti poteva essere un business di miliardi. Scaramella ricostruì la vicenda in un'intervista all'”Espresso”: «Era il 1996, quando i magistrati calabresi mi contattarono per una delicata missione. Volevano individuare una delle navi affondate nel Mediterraneo sospettate di trasportare rifiuti radioattivi, dunque attivai i miei contatti». Scaramella si riferiva alla Eloret. «Era una struttura perfetta per le nostre esigenze, ma troppo esposta per accettare l'incarico», spiegò. La sua proposta fu di utilizzare l'Srmc, presentato come rappresentante della Eloret in Italia.

Il piano dell'Srmc prevedeva un esborso di 1 miliardo e 400 milioni di lire. Il procedimento venne poi trasferito al sostituto procuratore antimafia Alberto Cisterna che, insospettito, bloccò tutto. «Se non erro la perizia di Scaramella ipotizzava l'esistenza di correnti sottomarine dell'ordine di centinaia di chilometri orari che avrebbero potuto impedire il ritrovamento dei relitti», ricorda oggi Cisterna. «Poiché nel Mediterraneo le correnti sottomarine possono arrivare al massimo ai 10 nodi, quell'asserzione contribuì a suscitare in me gravi perplessità su tutta l'attività peritale svolta, perplessità segnalate anche in sede di audizione parlamentare».
 


L'ENVIRONMENTAL CRIME
Gli allarmi di Cisterna non bastarono a frenare l'attività di Scaramella. Anzi lo spinsero a irrobustire il proprio curriculum internazionale. Ecco allora il salto definitivo: l'organismo intergovernativo. Nel marzo del 1997, assieme al fido Marino, Scaramella fondò l'Environmental Crime Prevention Program, il Programma per la prevenzione del crimine ambientale. Veniva spacciato per un organismo di diritto internazionale ma era una scatola vuota che non risulta essere stata registrata in alcun Paese del mondo.

L'Ecpp nasce già... nato, con la «II Conferenza Plenaria» che si tiene a Napoli. La prima conferenza non risulta essere mai stata fatta. Probabilmente perché la migliore strada per convincere qualcuno a farsi coinvolgere era di presentare un programma intergovernativo già esistente. Dovendo creare una parvenza d'internazionalità, Scaramella decise di nominare tre “special assistants”, che in un comunicato presentò come «John Graham Taylor (Uk), Christian Trentolà (France) and Phillip Marino (Germany)». Il primo era un inesperto collaboratore di nazionalità inglese. Il secondo un giovane napoletano di madre francese il cui cognome era in realtà scritto senza accento finale. Il terzo, il suo socio Filippo Marino.

Con alle spalle null'altro che una sigla, Scaramella iniziò a tessere la sua tela. Nel dicembre 1998, l'Ecpp fece domanda per ottenere lo stato di "osservatore" presso la London Convention, organismo legato all'International Maritime Organization. Gli fu concessa quella qualifica in modo prima provvisorio e poi definitivo senza farsi scrupolo di verificare l'effettiva natura e consistenza dell'organizzazione. Scaramella e i suoi vennero così invitati a partecipare alle riunioni annuali della Convenzione, un riconoscimento puntualmente pubblicizzato.

Un ulteriore tassello nell'opera di legittimazione dell'Ecpp venne dalla Nato. Con stupefacente sfrontatezza, Scaramella chiese fondi e sponsorizzazione dello Science Program della Nato per una conferenza sulla sicurezza ambientale da svolgersi in Lituania in collaborazione col Governo locale. Ottenne il tutto e fu così co-organizzatore del workshop della Nato. Quando abbiamo chiesto all'attuale direttore del programma Nato, Chris De Wispelaere, come possa essere successo, la sua risposta è stata: «La sua proposta evidentemente fu ritenuta valida».
 


Un'operazione simile venne condotta nei confronti del Segretariato della Convenzione di Basilea per la difesa dell'ambiente, organismo sotto l'egida dell'Onu di base a Ginevra. In questo caso, Scaramella riuscì addirittura a firmare un accordo di collaborazione. Anche qui, nessuno si prese mai la briga di verificare nulla. Era bastata l'autocertificazione dell'Ecpp che citava la «IV Conferenza Plenaria», che risultava essersi tenuta a New York negli uffici dell'agenzia dell'ambiente americana, l'Epa.

A fargli avere la disponibilità di quegli uffici nel novembre del 2000 era stato Michael Penders, un funzionario dell'ufficio legale dell'Epa che di lì a pochi mesi avrebbe lasciato l'amministrazione statale per fondare una propria società di consulenza e quindi era interessato a crearsi una rete di contatti internazionali. Adesso Penders minimizza: «Gli demmo un ufficio per un'ora». Ma un'ora era quanto bastava a Scaramella. E comunque lo stesso Penders aderì all'organizzazione. «Ho solo accettato di dare supporto al gruppo di lavoro legale», si giustifica.

IL RUOLO DI PROFESSORE
Ma come poteva un funzionario di un importante ente statale Usa associarsi a uno Scaramella? «Lo avevo incontrato al convegno della Nato in Lituania. Mi era sembrato un giovane e dinamico professore di legge che aveva messo insieme una rete di scienziati», risponde Penders. Aveva poi giovato il fatto che Scaramella aveva detto di essere anche un "magistrato antimafia". Professore universitario? Magistrato antimafia? In entrambi i casi la carica era inventata. Sulla base però di un infinitesimale granello di verità. Il 6 giugno 2001, con la benedizione del presidente del Tribunale e del Consiglio giudiziario di Napoli, e una delibera dell'Assemblea plenaria del Consiglio superiore della magistratura, Scaramella riuscì in effetti a diventare giudice onorario di tribunale. Si trattava di una carica onoraria, che non aveva nulla a che vedere con la lotta alla mafia. Ma gli era bastata per costruire il solito castello di carta.

Anche sul fronte universitario, riuscì a procurarsi delle pezze d'appoggio. Aveva iniziato nel 1998 con il Dipartimento di scienze internazionalistiche dell'Università Federico II di Napoli. «Fui avvicinato dallo Scaramella, che mi disse di essere alla guida di un'Unità criminologica ambientale e mi chiese di stabilire un rapporto di collaborazione. Mi disse di avere contatti importanti, aggiungendo di essere cugino di due miei ex studenti, Stefano e Sergio Rastrelli, figli dell'ex presidente della Regione Campania, Antonio Rastrelli», ricorda il professor Luigi Sico, all'epoca responsabile del Dipartimento. «Redigemmo una convenzione-quadro che dava al dipartimento il compito di fornire personale per corsi di formazione. Una parte della retta dei corsi era destinata a finanziare il Dipartimento e l'Università. Ma la convenzione non trovò alcuna applicazione perché da Scaramella non ci pervenne mai alcuna richiesta».
 


Non ancora soddisfatto, Scaramella si fece avanti anche con il Dipartimento di scienza e ingegneria dello spazio (Disis) della Federico II. «Vantò contatti importantissimi nel mondo politico-scientifico internazionale, dicendo tra l'altro di essere professore a Stanford e adducendo che l'Ecpp aveva ricevuto un mandato dai ministri dell'Ambiente dei Paesi membri», ricorda il professor Paolo Oliviero, che poco dopo divenne direttore del dipartimento. Sembrava una proposta valida e con una delibera del 19 giugno 2000 il dipartimento decise «di istituire un programma denominato Centro di Politica spaziale». Il punto 3 della delibera diceva che «le modalità operative del Centro saranno definite con un apposito regolamento del Dipartimento» e il punto 4 che «la sede del Centro sarà presso il Dipartimento stesso». Anche questa volta era una dichiarazione di intenti a cui sarebbero dovuti seguire accordi operativi. Anche questa volta a Scaramella bastò. E scomparve.

Il suo nome riemerse un anno dopo, il 14 luglio 2001, quando il Dipartimento ricevette una lettera dei carabinieri, che «per urgenti indagini di polizia giudiziaria» chiedevano se Scaramella «è in possesso del titolo di ricercatore e formatore in politica spaziale presso codesta Università» e «se è, ovvero è stato, direttore del Centro di Politica spaziale». Le risposte furono entrambe negative. Passò poi un altro anno prima che Oliviero risentisse il nome di Scaramella. Questa volta a farglielo fu una professoressa universitaria colombiana, che il 27 marzo 2002 lo andò a trovare all'Università per mostrargli un attestato appena ricevuto. Si trattava di un diploma su carta pergamenata del «Centro di politica spaziale del Dipartimento di scienza e ingegneria dello spazio». Era firmato dal direttore del centro, il professor Mario Scaramella.

«Se ricordo bene mi disse di averlo pagato», dice Olivero, che a quel punto, dopo aver avuto l'indirizzo, decise di recarsi di persona negli uffici del Centro spaziale di Scaramella. «Era al primo piano sottoscala del palazzo del Cinema delle Palme, in Via Vetriera a Chiaia n.12», ricorda il professore. «Fuori del portone, sulla placca del campanello, trovai appiccicati due piccoli stemmi dell'Università». Oliviero scrisse una lettera di denuncia al rettore, mettendosi a disposizione dell'ufficio legale dell'Università.

Ma il 4 ottobre successivo, ricevette l'invito ufficiale a un convegno che Scaramella stava organizzando al Centro italiano di ricerche aerospaziali (Cira), diretto da un altro professore di ingegneria dell'Università di Napoli, Sergio Vetrella. Oliviero si preoccupò ovviamente di avvertire il collega della trappola. In un'email mandata in copia all'intero Dipartimento il 23 ottobre 2002, scrisse: «Caro Sergio, ho avuto notizia di un workshop su tecnologie spaziali... organizzato da tale Mario Scaramella presso il Cira a nome di un fantomatico Centro di politica spaziale del Disis. Ti ricordo che noi, come Dipartimento, non ci siamo mai sognati di costituire tale centro... Non abbiamo mai visionato le credenziali dello Scaramella, né delle sue iniziative. Dette iniziative devono intendersi del tutto arbitrarie e, comunque, mai autorizzate né da me né tanto meno dal Disis. Paolo Oliviero».

Una decina di giorni dopo, il Cira diffuse un comunicato annunciando il convegno in cui si diceva: «Organizzatore dell'evento è l'Ecpp, rappresentato in Italia dal professor Mario Scaramella, segretario generale dell'Ente e direttore del Centro di politica spaziale dell'Università Federico II». Il convegno, a cui partecipò una folta delegazione russa oltre i soliti noti come Papadopoulos e Penders, si svolse senza intoppi di sorta per Scaramella. Anzi, fu il coronamento delle sue attività nel settore spaziale. Tant'é che prese sempre più a presentarsi come direttore del Centro spaziale della Federico II.

Lo fece anche in un'intervista su ”Il Mattino il 3 febbraio 2003 che destò di nuovo l'attenzione di Oliviero. «Il 4 febbraio decisi di telefonargli per diffidarlo a continuare a usare quel nome», ricorda. Il giorno dopo ricevette un lunghissimo fax di scuse e giustificazioni: «Gentile professore Oliviero, le scrivo per chiedere scusa a lei e ai suoi colleghi del dipartimento se nell'intervista pubblicata dal “Mattino” ho menzionato tra i miei titoli quello di direttore del Centro di politica spaziale e se con questo atto ho causato qualche disturbo».
 


DOVE TROVAVA I SOLDI?
Diplomi, attestati e corsi professionali condotti a seconda delle occasioni da Ecpp, Srmc, Centro di politica spaziale e Unità criminalogica ambientale non solo servivano a soddisfare giovani neolaureati che gli davano una mano come Christian Trentola o Carmine Minopoli, i quali potevano menzionarli nei propri curricula. Erano anche una potenziale fonte di finanziamento. Quel che è certo è che il curriculum messo online da Minopoli fa riferimento a corsi di formazione professionale "patrocinati dalla Regione Campania" svolti tra il 1994 e il 1998.
Scaramella trovò altri finanziamenti pubblici presso alcuni parchi nazionali. Come quello del Gargano che, il 27 giugno 2002, con una delibera dell'allora presidente Matteo Fusilli affidò l'incarico di demolizione di manufatti abusivi a Scaramella. Il contratto fu formalmente assegnato alla Eccp, definita «organizzazione intergovernativa di diritto pubblico con sede a Washington Dc e rappresentanza a Via Vetriera a Chiaie n.12, Napoli». Insomma il solito sottoscala del Cinema Delle Palme. Rappresentante legale dell'organizzazione: Giorgia Dionisio, all'epoca compagna di Scaramella, in veste di "special assistant secretary general dell'Ecpp".

Nel 2002 risultano essere stati fatti tre pagamenti, rispettivamente di 51.645, 43.336 e 268.764 euro. Ma come si poteva pagare un organismo che non esisteva e non era mai stato registrato formalmente in alcun Paese? No problem: i versamenti furono fatti sul conto corrente 27/36249 di una filiale del Banco di Napoli. Intestatario del conto: Mario Scaramella.

Nel 2003, venne poi firmata una nuova convenzione, per altri 500mila euro che però venne revocata nel giugno 2004 dal nuovo presidente del Parco, lo scrupolosissimo avvocato Domenico Gatta, e dal suo consiglio direttivo.
Altro committente di Scaramella fu l'Ente Parco nazionale del Vesuvio. Ecco cosa ci ha scritto Matteo Rinaldi, direttore di quel parco dal novembre scorso: «L'Ente ha stipulato con la Ecpp due convenzioni per attività di demolizione di manufatti abusivi e ripristino ambientale in data 25/03/2003 e 2/12/2003... Per gli atti redatti dall'Ente Parco i firmatari delle convenzioni hanno eletto domicilio in Via Vetriera a Chiara 12/d. La ragione sociale della società è: Organizzazione intergovernativa di diritto pubblico per la prevenzione dei crimini ambientali con sede in Washington. È stato corrisposto all'Ecpp un compenso di 860.824,34 euro». Rinaldi ha specificato che nel caso della prima convenzione l'Ecpp è stata "rappresentata" dal suo «segretario generale, dottor Pavel Suian», mentre la seconda da Giorgia Dionisio (assieme a un altro collaboratore di Scaramella, tale Livio Ricciardi).

Suian era un ex diplomatico romeno che all'epoca era consigliere legale del Segretariato della Convenzione di Basilea, uno degli organismi associatisi a Scaramella. Contattato dal Sole-24 Ore, il Segretariato ha spiegato che «se Suian avesse effettivamente firmato quel contratto sarebbe stato in violazione delle norme dell'Onu» La strategia di Scaramella risulta a questo punto chiara: utilizzare ogni singolo contatto o evento per accreditarsi e legittimarsi con quello successivo in una straordinaria catena autoreferenziale senza limiti geografici. Ma se è riuscito a farla franca fino al 24 dicembre scorso, giorno del suo arresto, è stato per l'ingenuità, la passività e la connivenza di persone che adesso fanno a gara nel minimizzare il proprio contributo.
 

sabato, gennaio 06, 2007

Americani

OSLO - Un albergo di Oslo della multinazionale statunitense Hilton Hotel Corp. si e' rifiutato di ospitare una delegazione cubana, a causa dell'embargo Usa verso Cuba. Il fatto ha suscitato un'ondata di sdegno in Norvegia. Come gia' avvenuto, la delegazione cubana intendeva soggiornare nell'albergo Scandic Edderkoppen, per una visita in occasione di una fiera, ma lo scorso marzo l'hotel e' stato rilevato dalla catena Hilton e i cubani erano stati percio' avvisati dall'albergo che, a causa delle sanzioni Usa contro Cuba, non avrebbero potuto alloggiare nello Scandic Edderkoppen. Alcuni sindacati norvegesi hanno protestato energicamente ed hanno chiesto il boicottaggio degli alberghi controllati da Hilton in Norvegia. Il Centro antirazzista di Oslo ha sporto denuncia contro l'albergo. (Agr)
Fonte: Corriere della sera

La tracotanza degli americani non ha confine.
Pretendono addirittura di applicare le proprie leggi in un Paese straniero e non solo in Iraq ma addirittura nella civilissima Norvegia.
E' stato tristissimo vedere ieri  l' attonito direttore norvegese dell'albergo spiegare alle TV che con il cambio della proprietà sono stati avvertiti che non avrebbero più potuto ospitare clienti cubani per evitare sanzioni alla proprietà in patria.
Chissà come si comporta il direttore dell'Hilton di Roma...

 

martedì, gennaio 02, 2007

Orwell non sognava

Non posso crederci.

Da ora in poi gli USA potranno aver accesso ai dati sensibili dei cittadini europei che si imbarcano sui voli per gli Stati Uniti con la scusa della guerra al terrorismo.

E' una vergogna che la Comunità Europea abbia accettato questo diktat. E' una restrizione dei diritti dei cittadini. Pensavo che in Italia avessimo i governanti più incapaci del pianeta ma purtroppo vedo che anche a Bruxelles non scherzano. Ma i nostri diritti dove sono finiti?

Avrei voluto andare in visita negli USA. Un grande Paese, grandi spazi, grandi città, gente simpatica.
Rimarrà un sogno.
Non posso accettare che possano controllare il mio conto corrente, quello che mangio, le mie email. Il titolare di questi dati non sarà neppure in grado di richiederli o di consultarli, mentre il governo USA potrà farne ciò che vuole, addirittura cederli a ditte terze per i loro scopi. Abbiamo già avuto la brutta esperienza di Echelon, un mostro capace di intercettare dati su tutto il pianeta di cui prima è stata negata l'esistenza, poi davanti alle prove è stato affermato che serviva per evitare attacchi terroristici e alla fine si è dimostrato una  micidiale arma a favore delle grandi industrie statunitensi che utilizzavano quei dati per vincere appalti multi miliardari alla faccia del resto del mondo, del liberismo di cui gli USA dovrebbero essere gli alfieri.

Ci stiamo avviando verso la dittatura. Soltanto che questa è più soffice, non ne vediamo gli effetti sulla nostra vita quotidiana e per questo è più pericolosa. Dobbiamo tutti prendere coscienza che i nostri sacrosanti diritti vengono erosi continuamente dietro le nostre spalle e combattere perchè ciò non avvenga.

Lo schifo è che pochissimi ne hanno parlato, neppure quei Soloni della casa della libertà che denunciano continuamente questo governo che vuol mettere il naso nei conti dei cittadini ma sta ben zitto quando una potenza straniera si comporta anche peggio. Neppure la sinistra pronta a scendere in piazza per le più immani cazzate. I giornali si sono limitati a qualche trafiletto, tranne il Corriere della sera che nella versione cartacea include anche una piccola intervista al garante della privacy che scarica il barile come sempre succede in questi casi.

Dove stiamo andando?

LINKS

U.S. May Access Bank And E-mail Accounts Of Air Passengers: Report
It 'is a complete handover of rights'
US visitors face terror profiling