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venerdì, febbraio 16, 2007

Scienziati

Murray Gell-Mann era uno scienziato di grande valore e di grandi capacità: parlava più lingue di quante i suoi amici sapessero elencarne, era un esperto conoscitore di cose quanto mai disparate, dalla botanica alla tecnica di tessitura di tappeti nel Caucaso, e, a quanto si diceva con perdonabile esagerazione, era considerato un grande fisico non perché avesse per la fisica un'attitudine particolare, ma semplicemente perché si degnava di includerla fra i suoi innumerevoli interessi. Era anche molto arrogante. Dalla diffusa opinione che fosse l'uomo più intelligente del mondo, Gell-Mann non era minimamente disposto a dissentire; quando gli fu assegnato il premio Nobel - facendo eco al commento di Newton che, se aveva visto più lontano degli altri, era perché stava issato sulle spalle di giganti - affermò che se lui, Gell-Mann, sapeva vedere più lontano degli altri, era perché era circondato da nani. Grande combattente intellettuale, capace di grosse prepotenze, correggeva gli estranei per come pronunciavano il loro stesso nome, mentre egli, dal canto suo, pronunciava termini stranieri con accento talmente impeccabile che a volte non riusciva a farsi capire.

Richard Feynman, principale concorrente di Gell-Mann per il titolo di uomo più intelligente del mondo, ma alieno da ogni arroganza, una volta incontrò Gell-Mann nel corridoio del California Institute of Technology su cui davano i loro uffici, e gli domandò dove era stato nel viaggio che aveva fatto pochi giorni prima. "A Montréal" rispose Gell-Mann, calcando l'accento sulla pronuncia francese a tal punto da dare l'impressione di soffocare. Feynman - che, come Gell-Mann, era nato a New York - non riuscì a capire di che città il collega stesse parlando. "Non credi" gli domandò quando alla fine si rese conto che Gell-Mann stava alludendo a Montreal, "non credi che scopo della lingua sia la comunicazione?"

Queste abitudini forse avevano l'effetto di scavargli un fossato intorno, ma può darsi che Gell-Mann, come Newton, avesse bisogno di un fossato.

giovedì, febbraio 15, 2007

Speciale su la7

Ricevo e pubblico:

Gentili, amici,

mi chiamo Daniela Grandi e sono una redattrice del telegiornale de la7.
Di ritorno dal Burkina Faso ho realizzato uno speciale che racconta un po' delle cose che ho visto e - soprattutto - parla di donne che cercano una strada per uscire dalla povertà. Sono esempi positivi, l'Africa non è solo disperazione. La seconda parte dello speciale è della mia collega Silvia Resta e racconta del Kenya e delle donne che lì - sottopagate - coltivano fiori. I prodotti chimici rovinano le loro braccia e inquinano. I fiori, bellissimi, vengono spediti ad Amsterdam e venduti ovunque.
Per logiche che non faticherete a comprendere, questo speciale è stato programmato in prima serata di sabato...di fatto mandato al massacro.
Così si potrà dire che l'Africa è un argomento che non fa ascolto perché è noioso e che l'informazione non serve (anche quella è noiosa).

Solo se lo ritenete opportuno vi chiedo di segnalare a più persone che potete lo speciale. Lo hanno intitolato "Rose d'Africa", è in onda sabato 17 febbraio alle 20.30.

Grazie e saluti