Il cattolico “non può appellarsi al principio del pluralismo e dell’autonomia
dei laici in politica, favorendo soluzioni che compromettano o che attenuino la
salvaguardia delle esigenze etiche fondamentali per il bene comune della
società”.
Ma non fanno politica.
Family Day: “i vescovi non possono che esaltare il corteo di Roma”.
Ma non fanno politica.
Il Parlamentare cattolico ha il "dovere morale di esprimere chiaramente e
pubblicamente il suo disaccordo e votare contro qualsiasi progetto di legge che
possa dare un riconoscimento alle unioni gay".
Ma non fanno politica.
"Nessun politico che si proclami cattolico può appellarsi al principio del
pluralismo e dell'autonomia dei laici in politica, favorendo soluzioni che
compromettano o che attenuino la salvaguardia delle esigenze etiche fondamentali
per il bene comune della società. Sarebbe incoerente quel cristiano che
sostenesse la legalizzazione delle unioni di fatto".
Ma non fanno politica.
I vescovi rivendicano il diritto-dovere di “dare il [loro] contributo al bene
comune”.
Ma non fanno politica.
“Ogni persona, prima di altre esperienze, è figlio, e ogni figlio proviene da
una coppia formata da un uomo e una donna. Poter avere la sicurezza dell’affetto
dei genitori, essere introdotti da loro nel mondo complesso della società, è un
patrimonio incalcolabile di sicurezza e di fiducia nella vita. E questo
patrimonio è garantito dalla famiglia fondata sul matrimonio, proprio per
l’impegno che essa porta con sé: impegno di fedeltà stabile tra i coniugi e
impegno di amore ed educazione dei figli. Anche per la società l’esistenza della
famiglia è una risorsa insostituibile, tutelata dalla stessa Costituzione
italiana (cfr artt. 29 e 31). Anzitutto per il bene della procreazione dei
figli: solo la famiglia aperta alla vita può essere considerata vera cellula
della società perché garantisce la continuità e la cura delle generazioni. È
quindi interesse della società e dello Stato che la famiglia sia solida e cresca
nel modo più equilibrato possibile”.
Ma non fanno politica.
I vescovi riaffermano “rispetto” e “sollecitudine pastorale” per ogni
persona, anche omosessuale, ma ricordano che “il diritto non esiste allo scopo
di dare forma giuridica a qualsiasi tipo di convivenza o di fornire
riconoscimenti ideologici: ha invece il fine di garantire risposte pubbliche a
esigenze sociali che vanno al di là della dimensione privata dell’esistenza”.
Per questo – essi dicono – “garanzie” e “tutele giuridiche” per persone che
convivono si possono soddisfare “nell’ambito dei diritti individuali, senza
ipotizzare una nuova figura giuridica che sarebbe alternativa al matrimonio e
alla famiglia e produrrebbe più guasti di quelli che vorrebbe sanare”.
Ma non fanno politica.
I vescovi ricordano l’enciclica Sacramentum Caritatis (n.83), secondo cui è
richiesto ai politici di “presentare e sostenere leggi ispirate ai valori
fondati nella natura umana", tra i quali rientra "la famiglia fondata sul
matrimonio tra uomo e donna".
Ma non fanno politica.
Giuseppe Anfossi, vescovo di Aosta: "Fondamentalmente, si tratta di dare una
risposta a coloro che si interrogano sui DICO, se possano essere accettati da un
legislatore che è un buon cristiano: se può votarli. E’ una risposta che potremo
dire anche quasi tecnica: il legislatore che si sente parte della Chiesa non
può."
Ma non fanno politica.
Ancora Giuseppe Anfossi: "Quindi c’è una rappresentanza del tutto
rispettosa della democrazia, che è data dai numeri, dalle persone che hanno
un’adesione alla vita cristiana e che intendono il matrimonio così. E questa è
anche indirettamente una difesa dei semplici: si tratta di difenderli da
pressioni ideologiche, da lobby vere e proprie, a cominciare da quella che è
legata al mondo dell’omosessualità. Al limite, noi rispondiamo che il nostro
modo di intervenire difende una parte di popolazione da ingerenze che sono
altrettanto violente e non democratiche."
Ma non fanno politica.
"I vescovi fanno politica? La Cei e' un soggetto politico?". Il Servizio
Informazione Religiosa della Chiesa Italiana risponde oggi a queste domande
rilevando che in merito "non sono mancate le polemiche". "A questo proposito -
afferma il Sir - l'intervento del Consiglio Permanente della Cei e' esplicito
nell'affermare che i vescovi non hanno interessi politici da affermare". Ma non
per questo possono tacere quando sono in gioco valori "non negoziabili".
Ma non fanno politica.
Rapporti Vaticano-Israele: "la Chiesa Cattolica desidera veder riconfermate
le storiche esenzioni fiscali, che aveva già acquisito nel 1948, al
momento della creazione dello Stato di Israele e attende la restituzione di
proprietà ecclesiastiche confiscate - per esempio, la chiesa-santuario di
Cesarea, confiscata negli anni '50 e successivamente rasa al suolo."
Si occupano di economia.
Citazioni da:
http://www.rassegna.it/2007/esperti/cartevaticane/articoli/bagnasco2.htm
http://www.presspubblica.it/index.php?option=content&task=view&id=990&Itemid=2
http://www.asianews.it/index.php?l=it&art=8868&size=A
http://www.oecumene.radiovaticana.org/it1/Articolo.asp?c=125680
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=167278
Un'interessante approfondimento:
http://www.aprileonline.info/2453/lanatema-dei-semplici