Scienziati
Murray
Gell-Mann era uno scienziato di grande valore e di grandi capacità: parlava
più lingue di quante i suoi amici sapessero elencarne, era un esperto
conoscitore di cose quanto mai disparate, dalla botanica alla tecnica di
tessitura di tappeti nel Caucaso, e, a quanto si diceva con perdonabile
esagerazione, era considerato un grande fisico non perché avesse per la fisica
un'attitudine particolare, ma semplicemente perché si degnava di includerla fra
i suoi innumerevoli interessi.
Era anche molto arrogante.
Dalla diffusa opinione che fosse l'uomo più intelligente del mondo, Gell-Mann
non era minimamente disposto a dissentire; quando gli fu assegnato il premio
Nobel - facendo eco al commento di Newton che, se aveva visto più lontano degli
altri, era perché stava issato sulle spalle di giganti - affermò che se lui,
Gell-Mann, sapeva vedere più lontano degli altri, era perché era circondato da
nani. Grande combattente intellettuale, capace di grosse prepotenze, correggeva
gli estranei per come pronunciavano il loro stesso nome, mentre egli, dal canto
suo, pronunciava termini stranieri con accento talmente impeccabile che a volte
non riusciva a farsi capire.
Richard
Feynman, principale concorrente di Gell-Mann per il titolo di uomo più
intelligente del mondo, ma alieno da ogni arroganza, una volta incontrò
Gell-Mann nel corridoio del California Institute of Technology su cui davano i
loro uffici, e gli domandò dove era stato nel viaggio che aveva fatto pochi
giorni prima. "A Montréal" rispose Gell-Mann, calcando l'accento sulla
pronuncia francese a tal punto da dare l'impressione di soffocare. Feynman -
che, come Gell-Mann, era nato a New York - non riuscì a capire di che città il
collega stesse parlando. "Non credi" gli domandò quando alla fine si rese conto
che Gell-Mann stava alludendo a Montreal, "non credi che scopo della lingua sia
la comunicazione?"
Queste abitudini forse avevano l'effetto di scavargli un fossato intorno, ma può darsi che Gell-Mann, come Newton, avesse bisogno di un fossato.