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mercoledì, agosto 02, 2006

Carcere e delinquenza

Da un po' di tempo mi ronzava l'idea di fare un post sul fatto che per taluni il carcere non sia uno strumento adatto a rieducare una persona "a prescindere".
Poi, facendo un giro sul blog di Gentiloni sono stato illuminato da una piccola diatriba che è illuminante. E' un po' lunghetto ma ne vale la pena.





per romina

di a.

Cara Romina,
io non credo che il carcere sia il luogo "giusto". E' il luogo che permette di allontanare dalla società buona le persone che non sono state "buone".
E' un muro che si alza fra questo e quel mondo.
Il "fuori" e il "dentro".
Gli onesti e i disonesti.
Questo muro ha delle porte che debbono, a un certo punto, aprirsi per offrire una nuova opportunità, un'occasione per farcela. Si chiama reinserimento e spesso non funziona. E non funziona perchè fuori ci sono persone come te che non riescono, non per cattiveria, a farsi carico di questa straordinaria opportunità che si chiama amore per la vita, soprattutto per quella degli altri.

 

 

di Romina
Cara A.,
mi viene da sorridere: sostieni che i poveri ex-detenuti spesso non riescono a reinserirsi nel consorzio civile a causa di persone come me, che "non amano la vita degli altri". Evidentemente hai volutamente eluso tutte le mie precedenti argomentazioni, che invece dimostravano un amore incondizionato nei confronti delle vittime di atroci crimini.
Io soffro nel pensare alla povera Alenia, barbaramente trucidata dal fidanzato ricco e viziato Ruggero Jucker, fidanzato che, grazie a quest'indulto, sconterà tre anni in meno rispetto ai già pochi sedici che avrebbe dovuto scontare; io soffro nel pensare alla madre e al fratellino di Erika, la quale, grazie a quest'indulto, avrà un regalino come tre anni in meno di pena. E soffro nel pensare alle molte famiglie straziate da immensi dolori, e che proprio a causa di quest'indulto si sentiranno prese in giro una volta di più.

Lo ripeto fino alla nausea, e lo faccio soltanto per onorare queste vittime innocenti e i loro cari: questo indulto, scandalosamente pensato per salvare i furbetti del quartierino, regalerà tre anni di sconto di pena anche ad assassini che si sono macchiati di atroci delitti.
Pertanto, essere accusati di non amare la vita degli altri quando si difendono gli innocenti è un atto compiuto in malafede. Cosa fareste voi se, ad esempio, un Mario Alessi qualsiasi uccidesse il vostro bambino a badilate? Chissà perché sono così maliziosa da pensare che, in questo terribile frangente, dimentichereste tutti gli indottrinamenti e i lavaggi del cervello del vostro partito politico, e non alzereste le vostre voci in difesa del delinquente.
Vorrei vedervi a dire che Alessi merita, prima o poi ma soprattutto "prima", di uscire dal carcere se avesse preso a badilate il vostro bambino malato di epilessia, quindi un essere debolissimo ed indifeso. Perché non vi indignate? E allora chi è che ama la vita degli altri, io o voi?
Voi no, voi non amate la vita di queste persone. Voi amate la Sacra Dottrina infusa dal vostro partito politico, con il suo decalogo di presunte buone azioni: la filosofia secondo la quale non bisogna operare una distinzione fra chi è onesto e chi non lo è e la stravagante idea per cui il carcere "non funziona". Bene, allora mettiamo tutti gli assassini in ville con piscina.

Siete bigotti esattamente come certi fanatici religiosi, dalle convinzioni granitiche ed inamovibili, perché non riuscite a compiere un passo al di fuori del Sacro Verbo politico che vi è stato impartito. Pertanto, cercate voi, piuttosto, di aprire le vostre menti e di amare le vere vittime della malvagità altrui, provate, almeno una volta, ad essere generosi verso chi soffre davvero. E non fingete di non capire, come fate sempre pur di non ammettere i vostri errori, che chi parla come me non ha nulla contro chi commette certi tipi di reati o vive disagi sociali; la gente come me desidera semplicemente la certezza della pena e nessuno sconto per i veri criminali, quelli che tolgono la vita al loro prossimo, vita che non si potrà mai più restituire. O forse gliela restituirete voi con il Catechismo rosso?

I detenuti sono individui, ciascuno con una propria storia, non sono tutti uguali, non costituiscono un unicum. Le differenze ci sono, eccome, e quindi le pene devono essere proporzionate al crimine commesso. Ma si finge di non capire queste banalità, banalità che contano in tutti i Paesi civili: pena in proporzione al reato commesso, e pene alternative al di fuori del carcere per chi non si sia macchiato di simili atrocità. Non penso certo di mettere a marcire in galera un poveretto che ruba per fame, anzi.
Io sono a favore del reinserimento nella società di tutti i poveretti e gli emarginati, quelli veri, ma non dei criminali incalliti, e ne esistono purtroppo, eccome se ne esistono. E lo sapete.
Non sto polemizzando con te come persona, cara A., visto che non ti conosco e quindi sarei folle a farlo, ma polemizzo molto contro un certo modo di pensare, di cui purtroppo anche tu ti fai portavoce, e che ritengo acritico, indotto e spesso in malafede, visto che ad alcuni è utile per fare carriera.

Tutto ciò solo per onorare chi, in questi giorni, si sente ferito da questo provvedimento-truffa che, per salvare i potenti di turno, uccide una seconda volta tante vittime innocenti
 


I due modi di vedere contrapposti.
Quello che dice  A. sarebbe l'ideale in una società ideale. Ma purtroppo viviamo in una società reale, fatta di miliardi di persone. Le regole del gioco devono essere chiare. Se sbagli, e qui non parliamo del povero cristo che ha rubato il panino, devi pagare. Non c'è altro sistema. Ci si può mettere a tavolino e discutere del tipo di pena, della durata, di qualunque cosa ma la regola principale deve essere chiara: chi sbaglia paga, e paga fino in fondo.
Questo non vuol dire che la giustizia non debba essere snellita ed i processi più giusti.
Se in una società non diamo delle regole certe è l'anarchia.
Quello che dice A. potrebbe anche essere stato scritto da Madre Teresa di Calcutta. Qui l'acutezza nella risposta di Romina .
Interessante quanti punti di contatto possano avere la chiesa e la sinistra.

Io sto dalla parte di Romina e di tutti i parenti delle vittime di delitti, anche efferati che ne vedranno presto in libertà gli autori.
Questa si chiama giustizia ma la maggior parte della gente parla di giustizialismo. Oramai non è quasi più permesso chiedere giustizia.
Si passa per forcaioli.

In ogni caso sono convinto che tutti quegli idealisti cambierebbero al volo idea se toccasse a loro.  Abbiamo già visto con disgusto la figura barbina di più politicanti con 2 mogli dichiararsi contro le unioni di fatto(sig).