Intercettazioni: i costi
«Ha perso le elezioni forse ora non ti paga»
No, «mi ha già pagato»: al telefono un maresciallo della finanza e
un'investigatore
È il cinque aprile del 2005. Storace ha perso le elezioni regionali. Gaspare
Gallo, socio di Pierpaolo Pasqua nella «Security Service Investigation», chiama
al telefono il maresciallo della Guardia di Finanza Francesco Liguori. «Senti un
po', ma adesso che ha perso le elezioni ti paga lo stesso?», chiede il
sottufficiale infedele. E Gaspare Gallo, l'investigatore privato, risponde
ridendo: «Veramente mi ha già pagato». Un passo indietro. Siamo al 26 febbraio
del 2005. È l'inizio dell'operazione «Qui, Quo, Qua». Gaspare Gallo parla con
Pasqua: «Bisogna entrare al momento giusto, fare sparire le cose al momento
giusto...». E Pasqua: «Io te l'avevo detto che prima o poi ce la chiedevano una
zozzata». I due investigatori privati hanno appena saputo che per estromettere
«Qui» (cioè Alessandra Mussolini) dalle elezioni regionali, dovranno giocare
sporco e truccare le liste di presentazione di Alternativa Sociale. Come? Forse
attraverso un'operazione di pirateria informatica, forse attraverso una missione
segreta, notte tempo, nello stato maggiore di Alessandra Mussolini.
«Se sapessero...»
È la sera del primo marzo. Pasqua parla con la moglie e le racconta di avere
finito il lavoro su «Qui» e di avere preso ad occuparsi di «Quo» e «Qua». A quel
punto per i magistrati che lo stanno facendo intercettare diventa chiaro che
Pasqua si è occupato delle firme per la presentazione delle liste elettorali
della Mussolini. E, come spiega lui stesso, le ha falsificate mischiandosi tra i
fedelissimi della nipote del Duce. «...facendo, infiltrando... io sono bravo a
fare l'infiltrato... mo', domani e dopodomani passo la giornata a dare una
mano...». Sua moglie al telefono si preoccupa, ma lui la tranquillizza, le dice
di avere risolto tutto: «L'operazione è pericolosa, sì, non ci saranno pericoli
solo a condizione che rivincano, perché altrimenti!...». Arriva l'11 marzo, sui
giornali scoppia lo scandalo delle firme false, la Mussolini rischia
l'esclusione. Pasqua parla con la moglie: «Devi vedere la cronaca di Roma, hai
preso il Corriere della Sera? ». Lei: «Che figata, guarda avrei voluto
esserci... non vedo l'ora di vedere il telegiornale». E più tardi, a sera, la
conversazione continua: «Insomma, noi eravamo lì, arriviamo noi, arriva Storace,
passa al tavolo, saluta quello vicino a me, quell'altro, arriva a me, mi guarda
e fa "uhm... uhmm..." e passa a quello successivo». La moglie: «Davvero?».
Pasqua: «Sì, ci siamo fatti due risate. Quello vicino a me mi dice "ma che gli
hai fatto?"... no niente, non ti preoccupare». Pasqua spiega poi alla moglie che
per fare esplodere il caso è stato necessario un esposto in Procura. Una
denuncia in cui gli uomini di Storace segnalavano la presenza di firme fasulle
nelle liste della Mussolini. Ma, come lui stesso ammette, era stato tutto un
trucco: «Si è esposto Fabio, nel senso che ha fatto finta di essere lui ad avere
raccolto tutte quelle cose lì... Se sapessero che invece le abbiamo proprio
messe noi...». E ride: «Tanto la questione è depenalizzata, la useremo come un
altro cavallo di battaglia. È politicamente importante che è uscito fuori che
questi per ottenere le firme le hanno fatte false e gliele hanno autenticate
quelli della Sinistra... Ma l'elettore che voleva votare la Mussolini dirà " ma
come, io voto la Mussolini e lei si mette d'accordo coi comunisti" » ? Useremo
questo slogan, te la dò in anteprima, Vuoi Bertinotti alle Regione? Vota
Mussolini». Chi era l'interfaccia di Pasqua? Scrive il gip: «Dagli atti si
perviene alla ragionevole conclusione che si dovrebbe trattare di Niccolò Accame
che era, all'epoca dei fatti, legale rappresentante dell'Associazione Lista
Storace».
Il tariffario
Al telefono due investigatori privati. Ogni prestazione ha il suo prezzo. Laura
Danani riceve una chiamata da Corrado Nembrini. «Devo fare il punto della
situazione, devo mandare una specie di offerta». Nembrini: «Sì, dai». Danani:
«Allora ascolta, il "chi è" (scoprire gli intestatari dei numeri di telefono
riservati, ndr) Omni 220 euro, Tim 150, Wind 200, Tre 200, fisso 250». I
tabulati telefonici costano invece 1.500 euro, i precedenti penali solo 50. Ma
Pasqua e soci spiavano anche in banca. Per telefono, Laura Danani elenca gli
istituti di credito dove erano in grado di arrivare senza alcun problema: Bnl,
Popolare di Milano, Popolare di Novara, San Paolo Imi, Antonveneta, Commercio e
Industria. L'investigatrice spiega che «un'anagrafe per vedere se una persona è
presente in queste banche costa 250 euro... e se ti dice che c'è, lo sviluppo di
un paio di mesi di movimenti va sulle 600, lo stesso discorso vale per i
titoli».
Biagio Marsiglia
10 marzo 2006
Fonte: Corriere della sera
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