Cristianesimo e reincarnazione
Il rapporto tra cristianesimo e reincarnazione è un problema
controverso che ha da secoli interessato molti uomini per motivi e scopi
diversi.
Negli ultimi anni, per esempio, molte sette religiose, soprattutto new age, si
sono interessate al fenomeno per rilanciare nuove idee e dar credito ad altre.
Inoltre la credenza della trasmigrazione delle anime, presente anche in altre
aree culturali, oggi sortisce maggiori effetti poiché si conoscono discretamente
anche le altre religioni e per questo c'è più interesse ad accomunare e mettere
a confronto fedi diverse.
Il dubbio dell'esistenza di questa interconnessione nasce forse da
considerazioni che devono innanzitutto essere calate in un contesto storico.
All'epoca delle prime comunità cristiane il mondo greco-romano era intriso di
teorie orfiche, pitagoriche e platoniche (la dottrina del platonismo aveva
introdotto il concetto di metempsicosi secondo cui l'anima è soggetta a
reincarnazione).
Resta, quindi, umano pensare che i primi cristiani erano influenzati da questa
realtà che li circondava e che andava fronteggiata per dare una interpretazione
univoca al fenomeno, per far sì che la reincarnazione non rimanesse un opinione
sulla quale aprire controversie all'interno della comunità stessa.
Il corso storico sembrava aver cancellato ogni traccia di questo passato, che
probabilmente si riteneva solo un evento sporadico non meritevole di
considerazione ma che invece si è rivelato di difficile comprensione oltre che
un forte punto di scontro.
Qui di seguito sono elencate le testimonianze a favore e contro i supposti
legami tra cristianesimo e reincarnazione.
Testimonianze a favore:
Chi crede, per studi personali, per ragioni religiose o per altri motivi che i
primi cristiani fossero certi dell'esistenza della reincarnazione si appella,
generalmente, a considerazione specifiche dei Padri della Chiesa(1), alle teorie
di Origene(2) ed al Concilio di Costantinopoli II del 553(3).
(1)
Sant'Agostino, nelle Confessioni, si domanda:
"La mia infanzia ha forse seguito un'altra mia età, morta prima di essa? Forse
quella che ho vissuto nel ventre di mia madre? ... E ancora, prima di quella
vita, o Dio della mia gioia, io esistevo già in qualche altro luogo o altro
corpo?."
Il suo contemporaneo San Girolamo (347-420 d.C.), vissuto per anni in Oriente,
sosteneva la dottrina delle vite ripetute e si preoccupava che la gente non la
capisse:
"Non conviene si parli troppo delle rinascite, perché le masse non sono in grado
di comprendere."
San Giustino, martirizzato verso il 165 d.C., si era interessato sia alla
reincarnazione che alla metempsicosi:
"L'anima abita più di una volta in corpi umani, ma se si sono rese indegne di
vedere Dio in seguito alle loro azioni durante incarnazioni terrestri,
riprendono corpo in animali inferiori."
(2)
Soprattutto Origene, uno dei massimi Padri della Chiesa, affrontò la
questione:
"Le anime che richiedono i corpi si vestono di essi e, quando queste anime
cadute si sono elevate a cose migliori, i loro corpi si annientano ancora una
volta. Così le anime svaniscono e riappaiono continuamente."
Alla fine dunque tutti gli esseri saranno salvati: in ciò consiste quella che
Origene chiama apocatastasi, ossia letteralmente "ristabilimento" della
condizione originaria di perfezione in Dio. Essa tuttavia non é la conclusione
ultima e definitiva, perchè dopo di essa ricomincerà la vicenda eterna, anche se
non totalmente identica alle precedenti , come avevano preteso gli stoici, in
quanto il libero arbitrio dei singoli , per definizione variabile, continua a
essere fattore decisivo.
In tal modo Origene innesta, sul fondo delle dottrine cristiane della trinità,
della creazione e della redenzione, tematiche proprie della tradizione
filosofica: in particolare, quelle neo - platoniche della gerarchia delle
ipostasi divine, della gerarchia parallela dei livelli dell' anima, della caduta
e del ritorno e quella stoica dei cicli successivi dell' universo.
Anche quest' ultimo punto incappò nell' accusa di eresia, così come pure l'
affermazione di una resurrezione puramente spirituale, che non avrebbe coinvolto
il corpo.
Anche per questo aspetto di svalutazione del corpo la tesi di Origine presenta
forti risonanze platoniche.
(3)
La Chiesa condannò la reincarnazione durante il Concilio indetto dall'imperatore
Giustiniano nel 553 d.C.
Venne cancellata la dottrina e vennero condannati gli scritti sulla
reincarnazione (qualcuno aggiunge che all'epoca fossero già inclusi nel
breviario).
E' importante inoltre ricordare che la decisione conciliare venne presa senza il
consenso del papa d'allora, Vigilio, il quale, anche se ritrovava a
Costantinopoli, non partecipò alla seduta.
Alcuni studiosi affermano che Giustiniano fu indotto a prendere questa decisione
dalla moglie Teodora da lui considerata la sua migliore consigliera.
Altri ritengono che la bolla giustiniana fu favorita anche dal fatto che nel 537
la Chiesa era divisa da numerose controversie ed eresie.
Chi giudica veritiero che i primi cristiani credessero nella reincarnazione non
esclude che nella sentenza di condanna, che fu pronunciata con il consiglio di
Costantinopoli, influirono in modo determinante considerazioni di carattere
politico-sociale-economico che nulla avevano a che fare con la spiritualità.
Testimonianze a sfavore:
Tra coloro che non credono che ci siano mai stati legami tra il credo cristiano
e la teoria della reincarnazione troviamo una chiave di lettura pienamente
divergente.
Inoltre c'è l'assoluta convinzione che fatti e discorsi siano stati
completamente travisati nei loro contenuti da coloro che sono favorevoli al
rapporto cristianesimo-reincarnazione.
Poiché:
Non esistono tracce della credenza nella reincarnazione nell’Antico Testamento
(alcuni hanno dimostrato come nella tradizione veterotestamentaria si ritrovi
una forte affermazione dell’uomo come unità inscindibile di anima e corpo).
Nei punti controversi del Nuovo Testamento l'esame si conclude come per il
Vecchio Testamento con l’aggiunta di una chiaro riferimento che porta, anzi, ad
escludere il fenomeno:
"E come è stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta, dopo di che viene
il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una volta per tutte allo scopo di
togliere i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione
col peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza" (Eb 9,27-28).
Riferendosi ai "Padri e scrittori ecclesiastici" si conclude che tutti, senza
esclusione, rifiutano la reincarnazione, prima e dopo la condanna delle dottrine
origeniste nel Concilio di Costantinopoli, del 553.
Molti affermano, inoltre, che lo stesso Origene pur affrontando il tema della
preesistenza delle anime, non sostenne mai la reincarnazione.
Altri studiosi, più categoricamente, negano con fermezza che Origene fosse
interessato alla trasmigrazione dell’anima e che una scorretta interpretazione
del messaggio del filosofo fosse alla base dei presunti riferimenti al fenomeno
della reincarnazione.
Sul Concilio di Costantinopoli si afferma, quasi univocamente, che i canoni che
trattano del presunto tema della reincarnazione in realtà si occupano della
questione della preesistenza delle anime e dell’apocatastasi (=
ristabilimento; cioè una visione del mondo come un susseguirsi di ecpirosi
(distruzioni) e di palingenesi (riedificazioni) dello stesso cosmo), frutto di
un retaggio stoico.
Canone 7: Se qualcuno dice o ritiene che il Signore Gesù Cristo nel
secolo futuro sarà crocifisso per i demoni, come anche per gli uomini, sia
scomunicato.
Canone 9: Se qualcuno dice o ritiene che la punizione dei demoni e degli
uomini empi sia provvisoria, e che un giorno avrà fine e vi sarà una
reintegrazione (apokatàstasis) dei demoni e degli uomini empi, sia scomunicato.
Ancora su Origene si afferma che non credesse in alcun modo nella
metensomatosi (si intende il passaggio di una stessa anima umana in
successivi e svariati corpi: umani, animali, astrali), che definiva "stolta" e
considerata "estranea alla Chiesa di Dio, non tramandata dagli apostoli, né mai
manifestata dalle Scritture" (Commento al Vangelo di Matteo 13,1). Per Origene
la metensomatosi dell’anima in altri corpi umani è insostenibile, perché il
corpo è lo strumento di cui serve l’anima e da essa viene determinato (I
Princípi 3,6,6; cfr. Contro Celso 4,58): quindi è sempre relativo ad una
determinata anima e non può essere cambiato. Inoltre egli riteneva che fosse
impossibile la trasmigrazione in corpi animali e vegetali poiché questi erano
messi in secondando piano rispetto all'uomo.
Di certo è possibile dire che:
Origene rappresenta il confine tra cultura pagana ed interiorità cristiana.
E' testimone di un'epoca in cui il cristianesimo cerca di costituire una
dottrina solida, dopo la grande stagione delle lotte apologetiche, di cui
Origene stesso è culmine e superamento.
Nel corso della storia la Chiesa ha condannato solennemente posizioni che sono
premessa indispensabile per la reincarnazione (come la preesistenza delle
anime).
In secondo luogo la Chiesa ha affermato solennemente verità inconciliabili con
essa, come il fatto che dopo la morte segua immediatamente il giudizio e quindi
il purgatorio, l’inferno o il paradiso.
Lo stesso dogma cattolico, come è conosciuto oggi, è in contrasto con il
pensiero reicarnazionista.
Dice Giovanni Paolo II: "La speranza cristiana ci assicura inoltre che l’“esilio
dal corpo” non durerà e che la nostra felicità presso il Signore raggiungerà la
sua pienezza con la risurrezione dei corpi alla fine del mondo. [...] È una vera
e propria risurrezione dei corpi, con la piena reintegrazione delle singole
persone nella nuova vita del cielo, e non una reincarnazione intesa come ritorno
alla vita sulla stessa terra, in altri corpi".
Il grande dibattito rimane, comunque, aperto, su un pensiero antico di 2000
anni, a cui si riferiscono molte fonti e che però non sempre hanno un univoca
chiave di lettura.
Ultima osservazione:
La tesi della reincarnazione venne sostenuta/ripresa da gruppi di ispirazione
cristiana (prontamente dichiarati eretici dalla Chiesa) come i Catari
medioevali e i moderni Rosacroce, in diverse epoche storiche.
I Catari si organizzarono intorno ai primi anni del XII secolo allo scopo di
riportare il Cristianesimo, allora fortemente inquinato dalla condotta immorale
di larga parte del clero, alle sue fonti originarie.
Si distinguevano per il loro ascetismo e si diffusero largamente nell'Italia del
Nord, nella Francia del Sud ma anche in vaste zone dell'Europa centrale.
Sia il potere ecclesiastico che quello politico si sentirono seriamente
minacciati dalla diffusione e dal consenso che riscuotevano i Catari, tanto che
nel 1209 fu ordinata dal Papa Innocenzo III una repressione di una ferocia
inaudita che si concluse 20 anni dopo con il loro completo sterminio.
La dottrina della reincarnazione non è estranea nemmeno all'Ebraismo, radice del
Cristianesimo. E' insegnata infatti dalla Kabbalah, la componente
mistico-esoterica (una sorta di livello superiore, tutt'altro che eretico) della
religione ebraica.
Si tratta di un antichissimo insegnamento tradizionalmente segreto e trasmesso
oralmente da maestro a discepolo solamente a persone di età non inferiore ai 40
anni, che ha cominciato ad essere divulgato pubblicamente a partire dal medioevo
attraverso dei libri scritti con un linguaggio simbolico pressochè
incomprensibile ai profani.
La Kabbalah si basa in buona parte sul valore mistico-occulto dei numeri e delle
lettere alfabetiche ebraiche, grazie al quale vengono estratti dai testi sacri
dei significati nascosti e più profondi rispetto a quelli ottenibili dallo
studio ordinario.
Fonti web:
www.forma-mentis.net/Filosofia/Note.html
www.filosofico.net/
www.christianismus.it/
http://fohat.clarence.com/
www.monasterovirtuale.it/
www.riflessioni.it/
www.cesnur.org/
www.altrementi.com/
www.truthbeknown.com/
www.corsiweb.org/
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